martedì 18 maggio 2021

La cupola della Chiesa del Carmine all’Albergheria

 Indagine storico-artistica sul rivestimento di maiolica


di Rosario Daidone


In assenza di specifica documentazione scritta, la data del 1681, anno in cui fu ultimata la costruzione dell’edificiocon le limosine raccolte dal converso A ngelo La Rosa” (Gaspare Palermo, Guida etc. 1816) costituisce l’unico riferimento cronologico del rivestimento di maiolica della cupola della Chiesa del Carmine Maggiore di Palermo. Il mantello originale prevedeva un’orditura a tappeto dipinto di squame di colore azzurro e verde alternate; campi a spicchi di diversa larghezza contornati da piastrelle rettangolari e incorniciati da elementi longitudinali e orizzontali a treccia azzurra vivacemente bordata di bianco su fondo verde. Un elevato numero di piastrelle “ad attacco” in stile classico di cm. 17, 5 di lato molto probabilmente allestite nella prestigiosa officina di Antonino Di Leo che col fratello Diego, scomparso nel 1673, si era occupato di importanti forniture vascolari alle spezierie e che in questo stesso periodo riceveva l’incarico di fabbricare i pavimenti a disegno di alcuni edifici religiosi come quelli eseguiti per la Chiesa di Santa Chiara su un progetto fornito dall’architetto Paolo Amato (A.S.P. Fondo Monastero di S. Chiara, Vol. 402, ff. 31-35).

In un periodo che non è facile determinare, forse nel corso del Settecento,  vennero inserite nell’opera le figure degli emblemi dell’ordine carmelitano come risulta evidente dai tagli operati nel mantello originario per la loro collocazione e la diversa qualità cromatica degli inserti che rappresentano il Sacro Monte sormontato dalla croce dell’Ordine gerosolimitano custode del Santo Sepolcro.

Ma Ignorando le motivazioni che indussero gli operatori a non rispettare i criteri previsti dalle operazioni di restauro, appare ancor più evidente che l’opera risenta pesantemente dal punto di vista artistico degli interventi relativi alla sostituzione delle piastrelle accidentalmente cadute in diverse parti e nella zona più vicina al timpano effettuati con l’impiego di incongruenti mattoni di risulta recuperati da dismesse pavimentazioni in cui si nota la prevalenza di consumate piastrelle bianco-verdi dette a “onda di mare”. L’imponenza dell’opera nel suo originale elegante rivestimento loricato sicuramente dettato da un architetto, pur tollerando l’antica manomissione relativa all’inserimento degli emblemi, da considerare ormai come “storica aggiunzione”, essa resta gravemente deturpata dai vistosi più recenti rattoppi funzionali che, volendo evitare i rifacimenti, sarebbe stato opportuno eseguire con elementi di semplice terracotta o con tessere di unico colore neutro così come è d’uso per le parti mancanti. nei mosaici al cui genere le opere in commesso di maiolica appartengono.  

L’Ordine Carmelitano, nato in Terra Santa, fu presente in Sicilia fin dal XIII secolo. Ebbe nell’Isola vari personaggi di spicco come Alberto da Trapani (nato ne 1240) e Angelo da Licata (nato nel 1185) dipinti con i loro simboli (l gigli il primo, la palma l’altro santo), nelle due maioliche siciliane da farmacia del XVII secolo custodite nel Museo Pepoli di Trapani e in collezione privata. 

 

(L’Ordine continuò ad esistere con qualche difficoltà sino al 1866 quando una legge dello Stato Italiano ne dichiarò l’inutilità sociale e ne requisì i conventi. Tornarono nelle loro sedi alla fine della Seconda Guerra Mondiale).


 

Repertorio iconografico

Cupola (particolare)

 

 

Taglio del mantello per l’inserimento dello stemma

 

 

Particolare con l’inserimento di mattonelle improprie


 

 

Mattonella dei carmelitani con i simboli dei santi Alberto da Trapani e Angelo da Licata

 

 






Albarello del Museo Pepoli (Trapani) con immagine di Sant’Alberto

 




Albarello (recto e verso) con immagine di Sant’Angelo da Licata

 









Copertura a squame di maiolica della cupola della chiesa di Santa Chiara (Napoli)

 








Disegno della squama risolto in dodici mattoni